Arrow: recensione dell’episodio 6×12 All for Nothing

Per un episodio, quello della scorsa settimana, che ci aveva in parte riconciliato con questa sesta stagione di Arrow – quanto meno nel suo tentativo di intraprendere una strada che fosse anche solo vagamente più interessante di quanto visto fino ad ora – All for Nothing si dimostra, nel suo stesso titolo, un episodio tristemente profetico.

L’unico momento davvero degno di nota di questa ora è la scoperta del video che mostra la morte del figlio Cayden James, che è stato in realtà creato appositamente da qualcuno per puntare il dito contro Green Arrow e scatenare la sete di vendetta del geniale criminale, il che ci lascia con l’interrogativo su chi possa avercela tanto con l’arciere (e la lista è piuttosto lunga!) da manipolare così James per i suoi fini, mettendo sotto scacco un’intera città.
La rivelazione arriva tra l’altro grazie alla ricomparsa di Alena, che torna come guest star della puntata per aiutare Felicity a gestire le molte informazioni sottratte a Cayden James, una scelta piuttosto opinabile considerato che l’esperta di computer appare in schermo per qualche secondo senza aggiungere nulla di particolare alla storia e soprattutto senza fare nulla che Felicity non sarebbe stata in grado di fare.

Ma non è questo, purtroppo, il vero problema di questo episodio estremamente cupo di Arrow in cui succede quello che più o meno tutti ci aspettavamo e cioè che, dopo aver scoperto la buona fede di Vicent Sobel (Johann Urb), il personaggio finirà per venire ucciso quando il suo tradimento verrà scoperto.
Ma perché, esattamente, questa storyline ha finito per risultare così poco efficace?

Un po’ come nel caso della rivelazione della vera identità del Vigilante, il problema con Vincent nasce dalla totale mancanza di connessione emotiva tra lui ed il pubblico. Vigilante è comparso nella scorsa stagione con l’unico scopo di confondere le acque agli spettatori e far credere loro che dietro la sua maschera si nascondesse Adrian Chase.
La rivelazione dell’identità di Chase/Prometheus, che ha funzionato benissimo ai fini della trama della quinta stagione, ha finito tuttavia per giocare contro gli autori, che si sono ritrovati con un personaggio per le mani senza sapere esattamente come utilizzarlo.
Sorvoliamo sul fatto che nessuno ci abbia ancora spiegato il motivo per cui, lo scorso anno, Vincent avesse preso di mira il Team Arrow, se non un vago accenno al fatto che il giustiziere prendesse di mira coloro che pensava essere corrotti, e proviamo ad affrontare con senso critico quello che accade in questo episodio e cioè il tentativo di far contare la dipartita di Vincent grazie all’introduzione di una serie di flashback che, tuttavia, vengono sprecati raccontandoci fatti che già sapevamo.

Non è la prima volta che sottolineiamo come questo sia il vero difetto di questa sesta stagione, ma sembra che quest’anno gli autori siano più concentrati a far accadere cose in maniera casuale, piuttosto che a costruire l’identità di un personaggio e con essa, aumentare l’affezione tra quest’ultimo ed il pubblico, un errore che viene appunto reiterato con i flashback di questa settimana.
Piuttosto che vedere il momento in cui Vincent e Dinah si sono incontrati per la prima volta o hanno capito di essere stati scoperti quando lavoravano assieme sotto copertura, non sarebbe stato forse meglio sapere perché si sono innamorati o vedere come si sono sostenuti a vicenda nei momenti più difficili del loro incarico? Perché scegliere di farci vedere qualcosa che già conoscevamo invece di creare quella necessaria connessione emotiva che ci avrebbe oggettivamente fatto provare dispiacere sia per la sua morte che per il dolore di Dinah?
Senza questo elemento, lo sforzo evidente degli autori di coinvolgere emotivamente il pubblico, risulta completamente inutile ed il risultato finale è che non solo non ci immedesimiamo nel dolore di Dinah, ma lo troviamo addirittura fastidioso.

Teniamo anche a sottolineare come questa critica non sia necessariamente rivolta alla performance di Johann Urb e Juliana Harkavy che, tutto sommato, hanno fatto il meglio che potevano con il materiale che è stato messo loro a disposizione, quanto piuttosto al modo in cui il copione è stato realizzato. E’ quasi impossibile per due attori forzare il pubblico a credere ed investire in una relazione di cui non ha mai visto e di cui non sa nulla. Se non è mai esistito lo spazio o il tempo per credere in questa coppia, perché dovrebbe improvvisamente importarci che sia stata spezzata per sempre?

Come abbiamo inoltre accennato la scorsa settimana, lo scisma tra il Team Arrow ed il Team B si gioca tutto sulla mancanza di esperienza di questi ultimi, ciò che Dinah, Rene e Curtis affrontano, lo abbiamo già visto succedere ad Oliver Queen molto prima, sappiamo come va a finire e conosciamo le conseguenze di certe decisioni, per questo il secondo (grande) problema della stagione è la sensazione di déjà-vu a cui abbiamo già più volte fatto cenno. Anche senza entrare nel merito di chi avesse torto o ragione in questa occasione, se il Team Arrow, concentrato sulla necessità di disattivare una minaccia che potrebbe radere al suolo la città o il Team B, che voleva solo salvare Vincent, il sentimento dominante è che il Team B risulti più che altro composto da un gruppo di pischelli che non sa come stabilire delle priorità.

Passiamo ora alle conseguenze della morte di Vincent, il desiderio di vendetta di Dinah e un’altra (prevedibile) strada che gli autori hanno deciso di percorrere: quella cioè dello scontro aperto tra Black Canary e Black Siren, la doppelgänger di Laurel Lance.
Alzi la mano chi credere davvero che gli autori possano avere il fegato di uccidere di nuovo un personaggio interpretato da Katie Cassidy.

La risposta è evidente già da ora, le crepe sono già chiaramente visibili nella scorza di Black Siren: il suo pedinare Lance, il modo in cui cerca di ribellarsi ai sentimenti che prova, l’indecisione che mostra prima di uccidere Vincent. Gli indizi sono a nostra disposizione già da ora, tutta la forza con cui Dinah dichiara la sua sete di vendetta ad Oliver, culminerà sicuramente in uno scontro, ma Black Siren è ormai sulla strada della redenzione ed arriverà inevitabilmente un momento in cui smetterà di essere un burattino nelle mani di Cayden James, che fine farà quindi questo potente e devastante sentimento che Dinah sta provando?

Per quanto poi il B-plot dell’episodio – e cioè il rapporto Quentin/Laurel – sia solo di poco più persuasivo della storyline di Vincent, se qui il difetto non risiede nella mancanza di connessione emotiva con i personaggi, ha sede però nella sua ripetitività. Quante volte abbiamo visto Quentin Lance combattere e soffrire per il suo rapporto con le figlie morte, risorte, perdute e ritrovate già innumerevoli volte nel giro di sei stagioni? E’ veramente possibile che questo personaggio non meriti di poter recitare in una trama che non lo veda coinvolto con le figlie?

La sesta stagione di Arrow va in onda negli Stati Uniti ogni giovedì su The CW.

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