Arrow: recensione dell’episodio 6×19 The Dragon

The Dragon era un episodio dovuto di Arrow, dopo ben 18 puntate ci viene infatti concesso di immergerci completamente nel personaggio di Ricardo Diaz, interpretato da  Kirk Acevedo.

La cosa più evidente di questo episodio è come, per la prima volta nella storia della serie, una puntata non sia minimamente focalizzata sul suo protagonista (Stephen Amell appare nell’episodio solo per qualche secondo), ma sia piuttosto incentrata nel mostrarci la nascita di questo sfuggente signore del crimine che risponde al nome di The Dragon, fornendoci nuove ed essenziali informazioni sulle sue origini, le sue motivazioni ed i suoi piani per il futuro.
L’aspetto più interessante dell’episodio è forse proprio la scelta degli autori di affiancare un metodo narrativo abbastanza innovativo per lo show a quella che scopriremo essere la spinta che muove questo personaggio: Green Arrow non è un elemento necessario alla narrazione perché Oliver Queen non fa parte dei piani di Diaz, il che è una sorta di primato per uno show i cui cattivi sono sempre stati un riflesso del protagonista e avevano con lui un forte legame. Al contrario, The Dragon è invece solo un uomo che si sta ritagliando il suo posto al sole nel mondo del crimine per le sue stesse egoistiche motivazioni, rendendo quindi il nostro eroe solo un ostacolo sul suo cammino, ma non un suo diretto avversario.

Ammettiamo che, giudicato da questo punto di vista, The Dragon si rivela un episodio piuttosto originale ed interessante, soprattutto perché il cattivo di stagione si dimostra, nella sua semplicità, piuttosto diretto, metodico, deliziosamente crudele e senza scrupoli e con un solo, evidente movente a muoverlo: la conquista di quel potere che gli è stato negata sin da quando era bambino.

L’aspetto positivo di The Dragon è anche che, per la prima volta da troppo tempo, gli autori sono riusciti a concertarsi su un’unica trama, senza essere distratti dalla pletora dei personaggi che hanno reso così confusa questa stagione, dimostrando – come abbiamo sottolineato più volte – che quando questo show riesce a rendere credibile un cattivo, difficilmente manca il bersaglio.
Kirk Acevedo domina, senza peraltro troppe difficoltà, un episodio in cui non compare quasi nessuno dei protagonisti, portando sullo schermo la rappresentazione di un cattivo concentrato sul suo scopo e capace di pianificare (per ben cinque anni), la sua scalata al potere partendo dal nulla, dando al suo personaggio un senso di latente minaccia che funziona in maniera efficace.
Persino non-Laurel trae il suo beneficio da questo episodio: la chimica tra i due attori è evidente e sebbene sia chiaro che il doppelgänger non approvi sempre tutte le azioni del suo alleato, il suo distogliere lo sguardo in più di una scena ne è la prova evidente, il loro supportarsi a vicenda funziona bene sullo schermo, sia quando i due trovano il tempo di confidarsi, che nelle scene di azione, soprattutto perché ci concede, quasi di sfuggita, l’opportunità di vedere come anche questa Laurel sia fornita di una sua personalità distinta da quella della sua copia, una personalità che – almeno fino ad ora – gli autori non si sono mai preoccupati troppo (per non dire affatto) di curare.

Il rovescio della medaglia, rispetto ad un episodio che, nonostante la sua particolarità, risulta più interessante di quello che questa stagione ci ha offerto fino ad ora, è che ci chiarisce finalmente chi sia questo personaggio dimostrando come, lungi dall’essere inutile o superfluo, avrebbe dovuto avere luogo molto prima nella stagione, evitando tutta una serie di storyline superflue e fine a se stesse (compresa quella di Cayden James che ne ha dominato la prima parte), che non hanno portato da nessuna parte e, col senno di poi, hanno dimostrato quanto inutili fossero, soprattutto se sono andate a discapito della crescita di un personaggio che ci risulta molto più interessante quando viene aggiunto qualche strato alla sua personalità.
Naturalmente, essendo la sesta stagione di Arrow quella che è, gli stessi autori che hanno costruito questa puntata sulla base dell’idea che Ricardo Diaz sia semplicemente un uomo senza scrupoli che vuole tutto il potere che riesce a racimolare, la concludono anche con una contraddizione in termini e con l’uccisione piuttosto insensata del bullo che aveva perseguitato Diaz quando era bambino, finendo per trasformare quest’uomo che ci hanno venduto fino a due minuti prima come un criminale concentrato su un unico obiettivo, in un debole che per elevare se stesso necessita di vendicarsi di un perdente, qualcuno che non potrebbe essere visto come una minaccia nemmeno impegnandosi.

Ma tant’è, nel complesso The Dragon è un episodio concepito in modo tale da farci per lo più rimpiangere che non sia stato inserito prima nell’arco narrativo di quest’anno il che, nel complesso di una stagione traballante come questa, può essere considerato un successo.

La sesta stagione di Arrow va in onda negli Stati Uniti ogni giovedì su The CW.

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