Supergirl: recensione dell’episodio 3×01 Girl of Steel

La terza stagione di Supergirl ha debuttato negli Stati Uniti ieri sera con un episodio tutto dedicato alla sua protagonista come da tempo gli autori non facevano.
Girl of Steel è il titolo scelto per questa première, in una perfetta contrapposizione con lo stato d’animo della protagonista la ragazza d’acciaio è più fragile che mai ed in un episodio decisamente ben scritto, e altrettanto ben interpretato da Melissa Benoist, una Kara Danvers totalmente chiusa in se stessa cerca di affrontare il dolore per la perdita Mon-El (Chris Wood).

Nella scorsa stagione il rapporto tra Mon-El e Kara aveva preso forse troppo il sopravvento, poiché la loro relazione era diventata così catalizzante da divorare, quasi inconsapevolmente, la protagonista dello show, spostando eccessivamente l’attenzione sulla loro storia d’amore piuttosto che su Supergirl come eroina in sé e Kara Danvers come persona scissa da Mon-El. Il cambio di rotta imposto con il finale dello scorso anno (in cui Kara si vede costretta a sacrificare il suo rapporto d’amore per il bene della città e dei suoi abitanti) continua così anche quest’anno con questo episodio in cui ci ritroviamo davanti ad una Kara molto diversa da quella che avevamo lasciato.
Andrew Kreisberg, autore del copione, è magistralmente riuscito ad usare al meglio l’assenza dell’innamorato di Kara per dare nuova linfa allo show, attingendo nel contempo a piene mani a quella che è la storia d’origine stessa di Supergirl.

Kara, per usare un termine caro agli appassionati di serie TV, agisce infatti completamente OOC (out of chatacter) e cioè in maniera del tutto inusuale per lei, non è più se stessa ed ha inesorabilmente deciso di rifiutare quel lato umano di sé che tanta sofferenza le sta provocando. Il fatto che la decisione di smettere di provare qualsiasi cosa avvenga per ragioni del tutto umane, rende la trama di questo episodio persino più dolce-amara e dolorosamente reale. Non dimentichiamo inoltre che il pubblico a cui si rivolge questa serie è per lo più giovane ed il fatto che gli autori abbiano avuto la sensibilità di concludere di fatto una storyline con un notevole seguito, senza tuttavia tradirla è, narrativamente parlando, un vero tocco da maestri.
Non tutti nella vita hanno la stessa opportunità di sfuggire a qualcosa che li fa star male e Kara, in questo episodio, porta questo concetto ai suoi estremi, decidendo di non essere la persona che piange e si dispera per la partenza del suo fidanzato, ma scegliendo piuttosto di non essere più Kara. In nessun senso.
Questa crisi di identità, come anticipavamo, affonda le sue radici anche nell’origine stessa del personaggio: Kara – molto più del suo più famoso cugino – non essendo arrivata sulla terra da piccola, ricorda perfettamente la sua vita passata e come ci si sentisse ad essere una kryptoniana, per questa ragione sarà sempre combattuta tra il suo essere umana ed il suo essere un’aliena e la sua vera battaglia sarà sempre quella di conciliare questi due aspetti di se stessa. 

Per quanto concerne il resto dell’episodio – al di là di una brevissima presentazione di colei che diventerà Reign, la nemica di stagione della protagonista – è per lo più incentrato sulla presentazione del personaggio di Morgan Edge, interpretato da Adrian Pasdar, nemico giurato di Lena Luthor e palese rappresentazione di Donald Trump nel suo essere rappresentato come uomo di potere senza scrupoli, arrivista e ovviamente maschilista. Con Snapper Carr che si è preso un anno sabbatico e Cat Grant divenuta portavoce del Presidente degli Stati Uniti, Edge tenta una scalata alla CatCo, che viene però bloccata da Lena, che finirà per acquistare la società.
Non mancano inoltre i momenti per la commozione, come quando Alex Danvers, che si avvicina al matrimonio con la sua Meggie, chiede a Hank Henshaw di accompagnarla all’altare nelle veci di suo padre.

Sicuramente Girl of Steel non è una première con la solita verve che contraddistingue questa serie, ma ha sicuramente un sapore più maturo, perché per la prima volta nella sua vita Kara si trova nelle condizioni di dover affrontare una perdita causata dalle sue stesse azioni, che sicuramente non rinnega, ma che non per questo la fanno soffrire meno. Se nella prima stagione la protagonista ha imparato ad accettare i suoi poteri e nella seconda ha appreso cosa significhi amare (e perdere) ci auguriamo che quest’anno Kara sia pronta per percorrere un cammino che la porti a capire chi lei sia come persona, a prescindere da Supergirl o Mon-El.

La terza stagione di Supergirl va in onda negli Stati Uniti ogni lunedì su The CW.

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