Arrow: recensione dell’episodio 6×11 We Fall

Parecchi anni fa Vasco Rossi cantava “voglio trovare un senso a questa storia, anche se questa storia un senso non ce l’ha” e – ci perdonerete per la banale citazione – ma queste parole ci sono venute naturalmente in mente nell’assistere a parte di questo episodio di Arrow.
E no, non ci riferiamo alla migliore scena dell’episodio, se non della stagione (almeno per ora e crossover escluso) che ha visto protagonista Felicity ed il suo discorso a William, a quella arriveremo per tempo, quanto piuttosto allo scisma tra il Team Arrow (è giusto che il titolo resti a Oliver, Diggle e Felicity) ed al nuovo Team… Pupilli? Team Reclute? Team-B, in cui la B sta per Bimbi? Non sappiamo nemmeno noi bene come definirli.

Perché, ammettiamolo, più questa storia della separazione prende piede, più appare per quello che è: ridicola.
Non solo, di fatto, i due gruppi continuano infatti a lavorare assieme sul campo e passarsi Informazioni “in segreto“, ma si comportano sostanzialmente nello stesso modo e soprattutto Dinah, Rene e Curtis si stanno rendendo conto, sulla loro pelle, che non sono sempre rose e fiori, che le circostanze possono obbligarti a prendere decisioni impopolari (come quella di Curtis di non rivelare immediatamente quanto confidatogli da Vincent) e che non tutto può essere risultato di una decisione democraticamente presa da tutti i membri del gruppo.
Arriverà un momento in cui non ci sarà il tempo di fermarsi e votare per alzata di mano, trovando la perfetta soluzione che metta d’accordo tutti e tre, il solo pensarlo suona risibile, soprattutto in una rischiosa linea di lavoro come quella del supereroe e come reagiranno questi personaggi quando questo inevitabilmente avverrà?
Se sei anni di Arrow ci hanno insegnato qualcosa è proprio che indossare una maschera richiede spesso il sacrificio di fare scelte impopolari, di mentire e di vestire i panni del cattivo per un bene superiore o almeno per quello che si ritiene essere un bene superiore.
Non è forse questo il senso del discorso di Felicity?
Ma il Team-B sembra sordo a qualsiasi razionale confronto e sfrutta di fatto i vantaggi della collaborazione con il Team Arrow, per poi – nella persona di Curtis – fare un’inopportuna filippica ad Oliver sull’uso della parola “noi” e sul riconoscimento della loro squadra quando peraltro la vita di centinaia di persone è in pericolo e – in quella di Rene – uscirsene con un secco “questo non cambia niente“, dopo aver finito di combattere spalla a spalla contro una minaccia comune.
Se da una parte il modo in cui è gestita questa scissione ne amplifica la sua insensatezza, dall’altra ci fa ardentemente desiderare che le cose rimangano così per sempre e che ognuno se ne stia a casa propria (o ne suo covo) ad imparare dai propri errori, perché chiaramente né Dinah, Rene e Curtis stanno dimostrando di non sapere a cosa stanno andando incontro e probabilmente meritano di cuocere, a fuoco lento, nel loro brodo.

Un altro aspetto dell’episodio che ci ha lasciati perplessi è l’inattesa uscita di scena del personaggio del Capitano Frank Pike (Adrian Holmes) il quale, viene annunciato da Lance ad Oliver, è una delle vittime collaterali del piano di Cayden James. Sebbene Pike non sia mai stato uno dei protagonisti principali della serie, è pur vero che ha fatto parte dello show sin dalla prima stagione nel ruolo piuttosto significativo di ufficiale del corpo della polizia della città, che ha avuto un grosso impatto su Quentin Lance e sulla sua personale crociata contro l’allora Hood o, nella quinta stagione, sulla cattura di Adrian Chase. Vederlo quindi morire in pochi secondi in una scena dentro un ascensore – dubitiamo che in molti si siano anche solo ricordati chi egli fosse vedendolo – non fa grande onore al suo ruolo né al copione.

Ma passiamo al meglio dell’episodio, il bellissimo monologo di Felicity sul senso dell’eroismo fatto a William davanti allo schermo di un computer mentre entrambi osservano Oliver/Green Arrow impegnato in un combattimento corpo a corpo con i suoi nemici.
Non è la prima volta che il significato di ciò che Arrow fa, ed è, ci viene descritto attraverso le parole di Felicity, se ricorderete esiste una particolare scena nel 23° episodio della prima stagione, intitolato Sacrifice, in cui la ragazza, arrestata da Lance, parla in favore di Hood, dicendo che, considerato quello a cui si è dimostrato disposto a rinunciare per salvare gli abitanti della città, dovrebbe essere considerato un eroe.
Da allora sono passati molti anni ed il personaggio stesso di Felicity Smoak è evoluto e cambiato sensibilmente (a volte in peggio a volte in meglio), passando da semplice “
interesse sentimentale” del protagonista a membro sostanziale ed irrinunciabile del Team Arrow.
E l’amore che la lega al protagonista oggi (un rapporto che peraltro viene celebrato con
l’ammissione da parte di lei, nel caso ci fosse stato davvero bisogno di una conferma, che con Oliver fu amore a prima vista nell’attimo in cui entrò nel suo ufficio con un computer trapassato da una pallottola), sebbene parte integrante della loro storia, in un certo senso non è il punto focale del discorso che lei fa, ma lo è piuttosto la loro profonda e reciproca unione e conoscenza, la capacità di accettare l’altro nella sua completezza, difetti inclusi, e l’istinto con il quale ogni gesto, ogni colpo che Oliver assesta sul campo, è previsto e descritto da Felicity, come se fosse lei stessa ad infliggerli. 
Quel monologo è particolarmente sentito e ben scritto non solo perché descrive perfettamente il personaggio di Green Arrow ed il senso del sacrificio che è sempre stato disposto a compiere per la salvaguardia degli abitanti della sua città, ma riassume anche quello di Felicity, – non senza fatica e dopo un lungo ed accidentato cammino – ha imparato ad accettare, in termini di rischi che l’uomo che ama è disposto a correre e di quelli che potrebbero costare a lei stessa un immensa perdita.
Si è parlato molto di quanto l’arrivo di William sarebbe stato importante per il personaggio di Oliver, per la sua maturazione come uomo e come padre, ma non si è detto molto di cosa avrebbe significato per Felicity e – a giudicare da quanto abbiamo visto in questo episodio – William non avrebbe potuto trovare in lei una madre migliore.
Nonostante questa sesta stagione non sia tra le nostre preferite, preceduta in peggio solo dalla quarta, dal punto di vista dello sviluppo della storia della coppia Oliver-Felicity è probabilmente una delle migliori, poiché gli autori sembrano aver trovato il tanto sospirato equilibrio tra la celebrazione di un sentimento autentico e l’eccesso di romanticismo o di superfluo dramma che tanti problemi hanno causato alla coppia.
Il discorso di Felicity, interpretato perfettamente da Emily Bett Rickards, non è quindi una scena romantica fine a se stessa, ma è piuttosto la celebrazione di un rapporto costruito nel tempo, a costo di grandi e reciproche rinunce, che ha saputo superare ogni ostacolo. La rappresentazione migliore di un sentimento duraturo e sincero, privato della leziosità e descritto nella sua pura bellezza.
Non sempre gli autori di Arrow hanno saputo gestire questa coppia con saggezza, ma le volte in cui lo hanno fatto, ci hanno sicuramente ricordato il motivo per cui il sentimento che lega Oliver e Felicity sia diventato una parte integrante e così importante di questo show.

La sesta stagione di Arrow va in onda negli Stati Uniti ogni giovedì su The CW.

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