SDCC 2011

L’esperienza del SDCC del 2010 era stata talmente tanto divertente che l’anno successivo decisi di ripeterla, anche se non più da sola, ma con un’amica appassionata come me della serie Bones. Lo scopo era quello di assistere di nuovo al panel dello show e, nel caso in cui fossimo riuscite, una volta arrivate a Los Angeles dubito dopo la settimana a San Diego, andare anche a visitare il set della serie, cosa che avvenne, anche se questa è storia che riserverò ad un’altra pagina.

Immagini ® Teresa Soldani

Tornando al San Diego Comic-Con, come avevo già anticipato, la pianificazione è importante, sapere cosa volete andare a vedere ancora prima di atterrare è un modo saggio di organizzare tempistiche ed attese che sono sempre infinite: ma come funziona davvero  l’esperienza al SDCC una volta che siete arrivati ed avrete ritirato il vostro pass? Dipende dal motivo per cui siete andati, ma che sia per assistere al panel di qualche film o di una serie TV o perché volete comprare qualche esclusiva in uno dei tanti stand al piano terra del Convention Center, la parola d’ordine è: attesa.
Vi consiglio di dotarvi quindi di qualcosa da bere, da mangiare, di un ottimo power bank per il vostro cellulare o tablet e di un sacco a pelo e un tappetino nel caso vogliate dormire all’aperto. Avete letto bene, dormire all’aperto: per quanto folle sembri, una delle esperienze più divertenti e stancanti dell’evento sono le estenuanti file che, se siete persone socievoli, vi permetteranno comunque di conoscere tante persone disposte come voi a fare una cosa tanto folle come dormire sul duro selciato per vedere il panel di una serie TV ed il tutto senza che nessuno vi faccia sentire un alieno. Nel 2010 non avevo fatto questa esperienza, quindi ero decisa a vivere il SDCC il tutta la sua gloria, compreso l’accampamento fuori dal Convention Center, anche se questa volta non fummo fortunate come l’anno precedente, perché il giorno prima del panel di Bones, fu annunciato che l’evento era stato cancellato, provocando una prostrazione generale nel gruppo che si aggirava sconsolato per i corridoi del SDCC indossando fiero le magliette che avevo fatto stampare in onore della serie.
Il premio di consolazione, fu che David Boreanaz, il protagonista dello show, finì per ritwittare una mia foto e salutare così pubblicamente il gruppo di fan, ma soprattutto che Hart Hanson e Stephen Nathan (gli showrunner di Bones al tempo), mandarono a San Diego i loro assistenti per incontrarci e portarci una sorpresa in occasione di un incontro di fan di Bones che era stato organizzato in concomitanza con il SDCC. Ma anche questa è una storia che mi riserverò di raccontare in altra sede!

Miss u guysRT @omelette73: #Bones fans gathering! @HartHanson @squarechicken @David_Boreanaz we miss you!! http://t.co/rbKgi2q

Nonostante la delusione per non aver potuto vedere i nostri beniamini di Bones, anche questa esperienza finì per rivelarsi particolarmente divertente e soprattutto ci fece emigrare in massa per vedere il panel di Castle, il secondo ed ultimo che la serie fece al SDCC, l’attesa per il quale rimase negli annali della storia delle file del Comic-Con a causa di alcuni volontari dell’evento che ci costringevano a rimanere al di là di una certa linea blu incollata sul pavimento che ti lasciava appena spazio sufficiente per stare in piedi. Ancora oggi, su Twitter, con le persone con cui abbiamo condiviso l’esperienza, ci lanciamo un “behind the blue line”, tanto per rinfrescarci la memoria e farci due risate. Un’altro dei momenti migliori di quel Comic-Con fu anche il panel di commiato di Chuck, con protagonisti Zachary Levi ed Yvonne Strahovski, serie della NBC che si sarebbe conclusa con la quinta stagione l’anno successivo, ancora ricordo la commozione di Levi di fronte all’entusiasmo dei 4000 fan riuniti nella Ballroom 20 per salutare il cast. Da pelle d’oca. Sempre quell’anno avemmo anche l’occasione di incontrare i protagonisti dello spinoff di Bones, The FinderGeoff Stults ed il compianto Michael Clarke Duncan, che erano al Comic-Con per presentare la serie che avrebbe debuttato quell’anno e che sarebbe poi stata cancellata dopo una sola stagione.

Al livello organizzativo la novità è fu che questa volta scegliemmo un hotel nel Gaslamp Quarter, cioè lo stesso quartiere dove si trova il Convention Center, evitando l’Hotel Circle che, per quanto ben collegato, era davvero troppo lontano e non ti permetteva di fare una scappata in hotel se ne avevi la necessità, una scelta della quale non mi sono mai pentita e che, da quell’anno, ho continuato a ripetere.