SDCC 2012

San Diego Comic-Con anno tre.
nonostante mi riproponessi ogni anno di non tornare, quello successivo finivo per essere in prima fila a comprare gli agognati pass. Il 2012, poi, fu un anno particolare, perché il numero dei partecipanti alla carovana italiana cominciò ad aumentare esponenzialmente ed al nostro gruppo si unirono altre persone conosciute su Twitter o tramite altri amici che andavano al SDCC per la prima volta ed avevano bisogno dell’aiuto di qualche “veterano“. Dopo quell’anno sviluppammo anche un metodo infallibile per l’acquisto dei biglietti e cominciammo ad organizzarci in maniera matematica per il giorno fatidico della grande vendita, finendo per creare un sistema che in molti poi hanno ereditato e che si è sempre rivelato infallibile: l’unione faceva la forza e affrontare lo stressante evento dell’acquisto dei pass cominciò a sembrare, anno dopo anno, sempre meno difficile.

Immagini ® Teresa Soldani

Il gruppo, poi, aveva imparato a gestire molto meglio tempi e file, cominciando a guadagnare file nella famigerata Ballroom 20, quella in cui si tenevano tutti i panel più importanti per le serie TV, escluso uno – almeno quell’anno – che ricorderemo tutti a lungo: il panel finale di Fringe che si apprestava a mandare in onda il settembre successivo la sua quinta ed ultima stagione. Il panel di Fringe fu anche la nostra prima esperienza con la mastodontica e terrorizzante fila della Hall H, il terrore di tutti partecipanti al SDCC. L’attesa fu effettivamente lunga e snervante e la sala si rivelò davvero immensa con i suoi 6500 posti: personalmente non la amo molto perché l’ho trovata sempre troppo dispersiva, ma fortunatamente non sono state molte le occasioni in cui sono stat costretta dalle circostanze a doverci andare. Il panel di Fringe, appunto, fu un’eccezione, ma una di quelle che non si dimenticano. I fan della serie poi avevano organizzato un meraviglioso omaggio per gli attori e gli autori che sarebbero stati presenti. Ogni partecipante al panel fu invitato a portare una stampa del famigerato “tulipano bianco” che nello show era per il personaggio di Walter (John Noble) un simbolo di perdono e speranza, nonché una delle immagini con cui si conclude la serie, con Peter (Joshua Jackson) che riceve dal padre una lettera contenete proprio la stampa di un disegno stilizzato di quel fiore. Nel momento in cui gli attori salirono sul palco, davanti alla sala gremita di persone, hanno tutti quanti sollevato il disegno e la Hall H è stata invasa da un mare di tulipani bianchi che hanno sostanzialmente portato alle lacrime tutti i protagonisti della serie (ed i fan), così come testimoniato da un tweet di Damian Holbrook, giornalista di TV Guide, nonché moderatore del panel.

You are all amazing! #whitetulips #fringe @FRINGEonFOX pic.twitter.com/0iZNpqzC

L’emozione fu forte, paragonabile solo a quella che ci ha porto ad affrontare la lunga notte in attesa del panel per i dieci anni di Firefly, bellissima e compianta serie creata da Joss Whedon con protagonista Nathan Fillion nei panni dello sfacciato capitano della nave spaziale SerenityMalcolm “Mal” Reynolds. In quel caso le emozioni cominciarono nel pieno della notte, quando lo stesso Joss Whedon decise di fare un’improvvisata e venire a conoscere le persone che, a dieci anni dalla cancellazione dello show, che durò una sola stagione, stavano davvero dormendo all’aperto in attesa di partecipare all’evento. Il regista trovò il tempo per parlare con tutti, scattare foto e firmare autografi (proprio come Nathan Fillion la notte successiva) ed anche per giocare qualche simpatico scherzo alle persone che, nonostante la baraonda creata dal suo arrivo, continuavano a dormire indisturbate.
Poi ci fu il panel vero e proprio che fu emozionante, divertente e coinvolgente, uno dei migliori a cui abbia preso parte nei miei anni al SDCC. Un evento del genere meritava una fotografa d’eccezione come Elisa Moro, che ringrazio di cuore per le immagini che mi ha concesso e per la compagnia nelle lunghe attese delle calde notti californiane, condividere l’esperienza del Comic-Con è un valore aggiunto, farlo con le persone giuste non ha prezzo.

 ©2012 tutti i diritti riservati Elisa Moro

Il 2012 fu in conclusione un anno davvero speciale e pieno di emozioni ed esperienze indimenticabili, nonché la data che segno l’esplosione di un altro evento parallelo al Comic-Con di San Diego che cominciò ad acquistare sempre maggiore importanza: il Nerd HQ, organizzato per beneficenza da Zachary Levi e divenuto poi un must, l’evento cominciò a rappresentare un porto sicuro dove andare ogni tanto a riposare i nostri stanchi piedi respirando un’atmosfera meno caotica del SDCC, con i sui panel molto più intimi e raccolti, che permettevano di entrare in contatto con attori, creatori di serie e personaggi famosi in un setting più tranquillo e a misura d’uomo.

In ultimo poi ci fu il panel di Bones, il secondo a cui prendevo parte dall’inizio della mia esperienza a San Diego e che mi permise, ancora una volta, di vedere di persona i miei beniamini.
Come non menzionare poi l’arrivo dei “fondamentalisti cristiani“?
A quanto pare noi partecipanti all’evento che celebra la cultura pop eravamo diventati, agli occhi di uno sparuto gruppo di credenti, la progenie di Satana ed un certo numero di persone cominciarono a picchettare il Convention Center invitando gli astanti alla conversione. Mai sfidare un nerd però, perché il numero di persone che si sono messe a fianco a questi protestanti sollevando cartelli improvvisati uno più esilarante dell’altro è diventato uno dei passatempi più divertenti da osservare al SDCC.