Arrow: recensione dell’episodio 7×06 Due Process

Lo sviluppo di Ricardo Diaz resterà sempre, narrativamente parlando, un mistero per Arrow. Cosa ha fatto, il personaggio interpretato da Kirk Acevedo, di così eccezionale da meritare un arco narrativo tanto importante e che lo pone, non fosse altro per una questione di durata, tra i nemici più presenti ed attivi nel panorama della serie?

Sebbene la domanda meriterebbe una risposta seria da parte degli autori, la verità è che questo personaggio è subentrato in un momento delicato della vita dello show, in cui le spese aumentano, il budget diventa una questione difficile da gestire e si finisce per sacrificare l’aspetto narrativo a quello economico, con la necessità di non ingaggiare per tutta una stagione un “nuovo nemico”.
Il Dragone è sicuramente un personaggio minaccioso, ma dovendo guardare indietro alla storia dello show, non è tra i migliori nemici che Green Arrow o Oliver Queen abbiano mai dovuto affrontare, il che ci lascerà sempre con il dubbio sul perché, alla storia che lo riguarda, sia stata data tanta importanza. Alla fine dei conti persino il suo arresto che, a giudicare dal promo dell’episodio della prossima settimana non ha scritto la parola fine sul suo percorso, ma lo sta comunque indirizzando sulla strada della sconfitta, è forse un po’ deludente e sbrigativo.
Se lo scopo del
Dragone è, per esempio, dominare la vita criminale di Star City, perché farla saltare in aria? Una città fantasma è una città in cui non si possono fare affari, nemmeno criminosi, le motivazioni di Diaz restano quindi piuttosto fumose, ma sicuramente servono a portare alla chiusura della sfida Diaz/Arrow che, quantomeno, meritava di essere conclusa faccia a faccia come sembra accadrà.

Un altro aspetto insieme sconcertante ed interessante di questa stagione è la piega dark presa dal personaggio di Felicity Smoak (Emily Bett Rickards) e dal fatto che il tema della stagione si stia incentrando sul concetto di falsa impressione o inganno.
Felicity, messa di fronte alla necessità di salvare la propria famiglia, sta dimostrando di essere più che capace di piegare le regole morali come abbiamo visto fare molto spesso a suo marito nel passato e come lei stessa gli ha sempre rimproverato, invitandolo a cercare una soluzione meno drastica. Ora, non solo Felicity ha dimostrato di essere capace di rischiare la vita di quello che è stato un vecchio alleato, Anatoly, per portare a casa i risultati che vuole, ma sembra persino sull’orlo di sporcarsi le mani di sangue per uccidere colui che le ha sconvolto la vita. Avrebbe davvero premuto quel grilletto se non fosse stato per l’intervento di Laurel (Katie Cassidy)? Il solo fatto che esista una Felicity come quella a cui si fa cenno nei flashforward, che si fa chiamare come suo padre Calculator ed è diventata apparentemente spietata, sembra suggerire di sì, ma cosa accadrà quando Oliver tornerà in gioco e noterà inevitabilmente questi cambiamenti? Riuscirà l’uomo che più di tutti conosce il volto dell’oscurità a salvare la donna che ama dalla condanna che lui stesso ha evitato e con così tanti personali sacrifici?

A proposito dell’idea di falsa impressione, se il personaggio di Felicity Smoak sta cambiando chiaramente registro, anche quello di non-Laurel ha non pochi pregiudizi contro cui combattere, ma in questo episodio emerge comunque come uno dei più interessanti. Dopo il tentativo fallito di far lisciare Oliver a causa delle torture subite, Laurel sarà infatti colei che riuscirà a trovare il modo di far uscire comunque il protagonista di prigione, proponendo alla Corte uno scambio tra lui e Diaz, sebbene anche questo concetto resti un po’ fumoso, nel senso che non si capisce bene su quale base legale la Corte debba accettare di rilasciare Oliver per un prigioniero che è già nelle mani della polizia. Ma sorvolando per un momento sulle questioni logiche, Due Process è stato il primo episodio dalla comparsa di non-Laurel in cui si è sentita la mancanza di una sua storia di origine. Non bisogna dimenticare che l’Oliver (o meglio Ollie) di questa Laurel su Terra-2 è morto e che lei lo amava, come deve essere stato quindi sentirsi attaccare così da lui, quando stava cercando genuinamente di aiutarlo? Cosa deve aver provato di fronte alla carica di astio che Oliver le scarica contro ed alla minaccia di lasciare in pace sua moglie?  Finirà per accusarla della piega presa da Felicity una volta uscito di prigione? Sarebbe interessante capire che genere di rapporto non-Laurel avesse con il suo Oliver, per comprendere meglio le sue motivazioni attuali, il che non ha assolutamente nulla a che fare con l’introduzione di un triangolo Laurel-Oliver-Felicity nel presente, ma solo con la più approfondita conoscenza di un personaggio che, per la prima volta dalla sua introduzione, ha acquisito un interessante spessore.

Sempre nell’ottica di concetto di inganno, anche Stanley, l’amico di cella di Oliver, sta cominciando a mostrare i suoi veri colori dopo aver ottenuto da lui l’aiuto per incastrare Tiger (Michael Jai White) per l’omicidio di un secondino di cui lui stesso era stato accusato. Chi è davvero quest’uomo che è riuscito così abilmente ad usare Oliver? Alcune voci suggeriscono che il personaggio possa essere una rivisitazione dello Stanley Dover dei fumetti, apparso nell’Universo DC negli anni Sessanta, un ragazzo con un demone per “amico immaginario“, che lui chiamava Spot, ma il cui vero nome è La bestia senza nome, che dava poteri straordinari a chi ne era impossessato e che potrebbe diventare una sorta di metafora per nascondere il lato malvagio di un personaggio che ci è sempre sembrato piuttosto innocuo.

L’ultima nota sull’episodio ci viene dai flashback dove, senza dire nulla a William, Roy e Dinah fanno cenno ad un misterioso “marchio dei Quattro” che sarebbe inciso sull’arco di Oliver e che per loro ha chiaramente un importante significato che però scelgono di non condividere con gli altri

La settima stagione di Arrow va in onda negli Stati Uniti ogni lunedì su The CW.

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