Arrow: recensione dell’episodio 6×16 The Thanatos Guild

In una stagione di Arrow che, ad essere generosi, lascia molto a desiderare, The Thanatos Guild è un buon esempio di come affrontare la difficile separazione da un membro del cast che ha fatto parte dello show fin dal suo esordio.

Che Willa Holland avrebbe prima o poi lasciato la serie era chiaramente nell’aria da almeno un paio di anni e l’annuncio del ritorno di Roy (Colton Haynes) per una breve storyline è stata solo la conferma che aspettavamo.
L’aspetto più apprezzabile dell’episodio è la scelta degli autori di aver salutato Thea Queen senza tragedie e lasciando aperta la porta alla possibilità di un eventuale ritorno per affiancare nuovamente il fratello nella sua missione per la difesa di Star City.
In molti sensi, la trama che ha portato all’addio del personaggio, ha anche avvicinato più che mai i fratelli Queen, i quali – entrambi – possono adesso dire di avere una missione da portate a termine in nome dei rispettivi padri: Oliver quella di riparare ai torti commessi da Robert Queen e Thea quella di fermare i piani di Malcolm Merlyn che, persino dalla tomba, continua a giocare con la vita della sua unica erede.
La scelta di rivelare che Malcolm, l’ultimo Ra’s al Ghul, avesse in realtà scoperto l’esistenza di tre nuovi Pozzi di Lazzaro, può essere considerata preoccupante, soprattutto considerato l’uso che la serie ha fatto di questo strumento per riportare in vita diversi personaggi nello show, ma d’altro canto rende anche sensata la scelta finale di Thea, così sensata che questa avrebbe potuto essere una storyline ben più interessante da sviluppare per la serie della lotta intestina tra i due Team Arrow.

Se questo episodio è infatti soggetto a qualche critica, è forse proprio il modo sbrigativo con il quale la trama sia stata aperta e chiusa nel giro di così breve tempo.
Non è un segreto che, negli ultimi due anni, gli autori non siano stati in grado di gestire il personaggio della Holland la quale, per troppo tempo e con il culmine della storyline del coma, non ha avuto una trama degna di questo nome con la quale confrontarsi.
La Thea della sesta stagione, risvegliatasi da coma, era una persona ben diversa dalla Speedy che ricordavamo, ancora sconvolta per la sete di sangue alla quale gli effetti collaterali dell’uso del Pozzo di Lazzaro l’avevano condotta, la minore dei fratelli Queen era diventata una donna decisa a non indossare più il costume per non cadere in tentazione, una scelta che comprensibilmente decade quando torna sulla scena l’amore della sua vita e la decisione diventa quella di tornare ad essere Speedy per salvarlo o perderlo per sempre.
In questo senso abbiamo decisamente apprezzato la scelta di Thea di tornare sul campo di battaglia, così come abbiamo gradito quell’accenno alla sua lotta interiore di fronte alla possibilità di essere nuovamente felice seguendo Roy, pur convivendo ancora con il senso di colpa per le passate azioni, un senso di colpa così forte da farle mettere in dubbio di meritare di essere nuovamente felice.
L’intervento di Oliver, in questa lotta interiore che Thea affronta, diventa quindi fondamentale, poiché, grazie alla sua stessa esperienza, il fratello riesce a far comprendere a Thea di poter perseguire la felicità che merita, anche avendo commesso diversi errori nel passato e anche e soprattutto se questo significa dover rinunciare ad averla al proprio fianco.

Immaginate ora di aver potuto assistere a questa evoluzione non solo in due sbrigativi episodi, ma in maniera molto più costante e per tutto l’arco della stagione, almeno fino ad oggi.
Le premesse per creare una valida e duratura storyline da far culminare con l’addio di Thea c’erano tutte: il passato che torna a tormentarla, la scoperta dell’esistenza della Thanatos Guild,  la scelta di Nyssa (Katrina Law) di infiltrarsi nel nuovo gruppo per spiare le mosse di Athena (Kyra Zagorsky), l’inevitabile coinvolgimento di Thea in quanto erede dell’ultimo Ra’s al Ghul, la caccia alla chiave che avrebbe rivelato il segreto portato nella tomba da Malcolm Merlyn, le difficoltà nel decifrare tale chiave, la rivelazione dell’esistenza di tre nuovi Pozzi di Lazzaro. Anche solo il fare un mero elenco di quello che avremmo potuto vedere in questa stagione, paragonato alla strada intrapresa dagli autori, ci fa rimpiangere che questa trama sia stata chiusa così sbrigativamente.
Persino uno dei momenti più emotivamente coinvolgenti dell’episodio, l’arrivederci tra Oliver e Thea, che mima peraltro la loro prima scena insieme nel pilot di Arrow, sarebbe stata esponenzialmente più coinvolgente se avessimo potuto seguire tutti i passaggi che avrebbero portato infine Thea a scegliere di dire addio al suo passato per portare a termine la sua personale missione insieme all’uomo che ama ed ha sempre amato.
In tal senso resta peraltro forte la sensazione che anche il personaggio di Roy Harper sia stato decisamente sottoutilizzato rispetto alle sue reali potenzialità, anche se questo non significa che ci sia sfuggito l’omaggio degli autori all’Arsenal dei Nuovi 52 simboleggiato dal berretto rosso usato da Colton Haynes in questo episodio.

Nel complesso e soprattutto rispetto alla valutazione media di questa stagione di ArrowThe Thanatos Guild resta comunque un valido omaggio ad un personaggio che ha significato tanto per lo show e che, quantomeno, non ne tradisce la storia e le origini.
Quello che ci preoccupa davvero è ciò che ci aspetta da qui in poi, soprattutto considerato che sembra evidente che dovremo prepararci ad uno scontro fratricida tra Oliver e Diggle per il diritto all’uso della maschera di Green Arrow.

La sesta stagione di Arrow va in onda negli Stati Uniti ogni giovedì su The CW.

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