Arrow: recensione dell’episodio 6×14 Collision Course

Il rapporto con Arrow sta diventando, di puntata in puntata, sempre più conflittuale. Nonostante ci rendiamo conto che alcuni possano trovare un episodio come Collision Course di per sé divertente, noi siamo del partito di chi pensa che, dopo sei stagioni, la logica ed il rispetto dei personaggi dovrebbe avere il sopravvento sull’intrattenimento fine a se stesso.
Certo, vedere il Team Arrow ed il Team non-Arrow scontrarsi apertamente sul campo può essere una trovata intrigante sul momento, ma come si comincia a ragionare sul perché si sia arrivati fino a questo punto e sul come i diversi personaggi stiano agendo, la questione si fa più delicata. Segretamente speriamo che gli autori abbiano una sorta di piano ben congegnato con il quale finiranno per lasciarsi a bocca aperta, ma non potendo giudicare questa stagione per ciò che succederà nel futuro e messi di fronte a quello che abbiamo visto fino ad ora, ammettiamo di non avere grandissime speranze in questo senso.

Partiamo dalla pietra della discordia e cioè da Dinah/Black Canary: conoscendo il suo passato, sappiamo che il personaggio ha la tendenza alla ribellione, la sua storia di origine, dopotutto, è proprio quella di qualcuno che si aggirava per il paese mietendo vittime nel nome del suo defunto partner. L’arrivo di Oliver Queen aveva però messo un freno a questo comportamento ed aveva regalato una casa ad una potenziale eroina che ci era stata presentata come un personaggio positivo ed una donna indiscutibilmente forte.
Quello che quindi infastidisce di più nella trasformazione di Dinah, è proprio l’incapacità degli autori della serie di dare una consistenza o una fluidità narrativa al personaggio, in questa stessa puntata passiamo da una Black Canary disposta a fare fisicamente del male a Diggle (il membro del Team Arrow che più di tutti l’aveva accolta a braccia aperte, costruendo con lei un rapporto di sincera amicizia), ad un pazza che vuole uccidere Laurel senza sentire ragioni, per concludersi con qualcuno che, grazie a due paroline incoraggianti messe in fila da Curtis, improvvisamente comprende che  reagire con violenza, dopotutto, non è degno di lei.
Come se il comportamento assolutamente ipocrita ed illogico di alcuni dei personaggi non fosse abbastanza grave, persino i piccoli particolari di questo episodio risultano farseschi, come quando Rene accusa Oliver di essere in realtà un criminale da strada che vuole solo venire alle mani (mettendo peraltro in mezzo anche William), per poi spintonarlo solo per potergli attaccare addosso una cimice.

Le azioni di Dinah/Black Canary non sono quindi le sole, purtroppo, a non avere molto senso: persino Curtis viene colto dalla follia di questa storyline, passando da colui che convince Dinah a non usare la violenza e non uccidere Laurel/Black Siren, alla persona che fa volontariamente del male a Diggle, hackerando il dispositivo inserito nel suo braccio. Immaginatevi la gravità della cosa esposta alla potenza se avesse usato la stessa tattica con Felicity che avremmo potuto vedere crollare a terra improvvisamente privata dell’uso delle gambe!
Per non parlare poi di Rene, colui che pagherà il prezzo più alto in questa faccenda e che nel tempo è stato ridotto dagli autori ad una fastidiosa ombra di se stesso, in grado solo di ripetere senza posa la parola “hoss” ed essere solo ipocrita. Non dimentichiamo infatti che lo stesso Rene, che ha venduto Oliver per proteggere sua figlia, accusa ora Quentin di tradimento perché sta cercando di fare la stessa cosa con la propria o almeno con quella che crede essere sua figlia.

Per dirla tutta, l’intera questione della lotta fratricida tra i due Team è un completato nonsense: come nel caso di The Devil’s Greatest Trick, sul piatto della bilancia abbiamo un Oliver che deve decidere se salvare milioni di persone dall’esplosione di una bomba o una sola persona da Black Siren ed un Oliver che privilegia la salvaguardia dei cittadini di Star City, minacciati dalla bancarotta e dalla chiusura di tutti i servizi, invece di aiutare Dinah ad uccidere per vendetta Laurel. Mettendo a nudo la questione per quella che è senza troppi fronzoli, chi volete che abbia ragione tra i due?

Persino la questione della redenzione di Laurel è discutibile: prima di tutto non crediamo che nel Team Arrow, se mai tornerà ad esserci un gruppo coeso dopo questo pasticcio (ma ormai ci aspettiamo di tutto da questi autori), vi sia posto per due Black Canary, ma il ridurre la redenzione del personaggio ad una questione assurda come l’avere bisogno di una figura paterna, è una trovata narrativamente così piatta da essere quasi insultante. Per non parlare poi del fatto che nessuno in città sembra rendersi conto che a prelevare il denaro estorto da Cayden James sia stata una persona identica a Laurel Lance, la figlia defunta di qualcuno come il braccio destro del sindaco, con cui la persona inviata da Oliver a Corto Maltese per rintracciare quella stessa somma, lavora a stretto contatto ogni giorno. Una dimenticanza incomprensibile, a maggior ragione adesso che la direzione che gli autori stanno prendendo è quella che il doppelgänger di Laurel prenderà ufficialmente il posto del personaggio morto due stagioni fa.

Capirete come, in una puntata che mette in evidenza così tanti difetti e buchi narrativi, sia veramente difficile trovare qualcosa da salvare: persino il fatto che Oliver Queen sia in realtà sotto inchiesta e rischi l’arresto sembra venire dimenticato solo per ricomparire convenientemente come accade alla fine di questo episodio, senza nessuno che si preoccupi di capire chi abbia fabbricato le immagini che lo accusano dopo la sbrigativa morte di Cayden James.

La sesta stagione di Arrow va in onda negli Stati Uniti ogni giovedì su The CW.

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